Viene utilizzato massivamente in ambito commerciale e, ad oggi, è sotto gli occhi di tutti, ciò nonostante, in pochi sanno davvero cosa sia e da dove provenga. Stiamo parlando del codice a barre, un sistema utilissimo per la catalogazione all’interno di un esercizio commerciale, a prescindere dalla sua natura, su cui le masse sanno davvero poco. Gli addetti ai lavori e chi li adopera conoscono benissimo la loro importanza, ma la clientela media non ha, spesso, idea di quale sia la vera utilità di questo schema numerico.
I codici a barre, comunque, sono parte dell’immaginario collettivo e vengono riproposti anche come elementi decorativi, spesso in contesti particolarmente originali. Al di là di questo, comunque, il sistema in questione, o meglio, la sua idea, affonda le radici in decenni di storia, essendo stato inventato anni fa negli Stati Uniti e, in particolare, su una spiaggia della Florida.
Il codice a barre nacque per volere di Bernard Silver e Norman Joseph Woodland, al tramonto degli anni ’40. I due furono sollecitati dal direttore di un supermercato affinché lavorassero su un sistema codificato utile a marcare i prodotti al fine di renderli riconoscibili in maniera automatica una volta passati alle casse, rendendo i pagamenti più veloci.
Il codice a barre nella storia: ecco come nacque
Come detto, l’illuminazione ai due inventori del codice a barre arrivò durante una giornata trascorsa al mare e, in particolare, nel momento fatidico in cui Woodland cominciò a disegnare sulla spiaggia, tracciando dei punti e delle linee orizzontali. Essi provenivano dal codice Morse, ma dopo una minima osservazione, ebbe modo di accorgersi che, allungando i segni in verticale con le dita, i tratti originati sarebbero diventati solchi stretti e si sarebbero accostati a solchi più larghi originati dalle linee.
Quel disegno fu la base di partenza per il nuovo sistema di codifica commissionatogli. In quel momento, nacque, infatti, una primissima bozza del codice a barre che, a quel punto, avrebbe dovuto essere sviluppata. A partire dal disegno originale fatto sulla spiaggia nella sabbia, Norman Joseph Woodland e Bernard Silver cominciarono a sperimentare sulle varie possibilità del neonato codice.
Dapprima, quindi, i due inventori andarono a disegnare cerchi concentrici, essendo ritenuti più adatti alla lettura da diversi angoli. Successivamente, però, si sarebbe compreso che il sistema delle barre lineari avrebbe rappresentato la soluzione migliore. Attraverso di esse, infatti, il segno grafico o, meglio, l’insieme, sarebbe potuto essere letto sotto più direzioni, senza, dunque, vincolarne la lettura alla posizione con il quale veniva presentato in cassa.
Il progresso del sistema fino ai giorni nostri
Era il 31 marzo del 1971 quando un gruppo di aziende leader decise di utilizzare il codice a barre, per convenzione, come codice universale di prodotto, al fine di identificare i vari articoli proposti. Oggi, questo identificatore prende il nome di Global Trade Item Number. A quel punto, nasce un comitato per lo sviluppo di linee guida e per la selezione dei simboli. Solo 2 anni dopo, il 3 aprile del 1973, l’Universal Product Code viene approvato e il codice a barre GS1 ha modo di nascere.
Nel 1974, un supermercato nell’Ohio scansionò per la prima volta un codice a barre, stampato su un pacchetto di gomme da masticare alla frutta. Quel momento avrebbe segnato un punto di svolta significativo nella storia dei beni di largo consumo. Il codice a barre avrebbe gettato le basi per l’espansione del mercato mondiale condiviso.
Il GS1 venne lanciato in Europa nel 1977 e, l’anno dopo, l’Italia avrebbe presentato Indicod, anche conosciuto come GS1 Italy. Attualmente, il sistema standard GS1 è riconosciuto internazionalmente, venendo utilizzato come linguaggio comune di identificazione e comunicazione da oltre due milioni di imprese.